BUON COMPLEANNO SECONDO CASADEI!
Fedele all’ironia caratteristica del suo sangue di burdèl e della sorte, Secondo Casadei nacque come per scherzo il primo aprile 1906 battendo le mani al ritmo di una polca, una mazurka o più probabilmente di un valzer. Per il piccolo Aurelio Casadei (detto Secondo perché secondogenito, e perché in Romagna il tuo vero nome lo pronuncia solo il prete al battesimo, poi scompare misteriosamente), Carlo Brighi, Zaclein, inventore della musica da ballo romagnola, era un mito. Babbo Richéin (Federico), un po’ di malavoglia, e mamma Ernesta, più convinta, s’ erano rassegnati alla passione di quel bambino che scappava dalla sua casa di Sant’ Angelo di Gatteo, per andare a origliare le orchestrine sulle aie e nelle stalle. Il vicino di casa, il liutaio Arturo Fracassi, aveva fatto il resto. E a soli sedici anni Secondo ebbe la sua prima scrittura come violinista, per poi mettersi in proprio, nel ’28, con la sua Orchestra Casadei. Nel suo centoquindicesimo compleanno, bisogna finalmente dare a Secondo quel che è di Secondo, e riconoscere che nella genialità con cui ha letteralmente inventato una tradizione c’è più Duke Ellington che Johann Strauss. Chi aveva mai ballato, in Romagna, al suono dei sax? Li introdusse Casadei, assieme alla batteria, che nelle sagre paesane degli anni Trenta faceva più o meno lo stesso scandaloso effetto di quando Bob Dylan salì sul palco del Newport Folk Festival imbracciando una chitarra elettrica. E ascoltiamoli, i pesanti dischi di bachelite a 78 giri incisi in quegli anni e resuscitati con meticoloso affetto dalla Casadei Sonora, la casa editrice della figlia Riccarda: sono pieni di one-step, di fox-trot, oltre che di valzer e mazurche. «Il babbo ascoltava tutta la musica», conferma Riccarda, «e la amava tutta». Negli anni Sessanta tornò a casa con un lp straniero, «Questi Beatles hanno scritto una bella canzoncina», e mise in repertorio Yellow Submarine. L’ anno prima di morire, il 1970, invitato al Festivalbar, tornò incuriosito, «C’ era un giovanotto, un po’ scontroso ma bravo, si chiama Battisti, Lucio Battisti». «La sua, la chiamava solo musica romagnola», insiste Riccarda, «ma non la considerava diversa da tutte le altre». Liscio, parola che cominciò a sentire tardi, non lo convinceva: «Io i ballerini li faccio volare, mica strisciare per terra». Ma quale liscio, infatti. Casadei il rivoluzionario ha fatto sobbalzare la musica italiana e forse anche l’ Italia stessa. Secondo continuò fino alla fine a scrivere, nel minuscolo studio ingombro di targhe, medaglie, souvenir. In piedi tutta la notte, tormentato dal diavolo del tre-quarti, ad aggiungere spartiti alle centinaia della sua lunga carriera, nuovi ballabili da suonare. «Riccarda, ho il mal di testa da tante musiche che ci sono dentro», rideva con sua figlia, «se succede così a me, come faceva Mozart?».
“La sua musica conserva uno swing, una grinta ed un’energia che tuttora rimangono fortissimi – dice Riccarda – Dove arriva lascia il segno, e oltre ad essere sempre stata una garanzia per tutti gli addetti ai lavori che portano avanti questo genere, è uno spunto anche per artisti che provengono da diversi generi musicali, per proporla in maniera personale ed originale. Nonostante il triste periodo che stiamo vivendo soprattutto per quanto riguarda il nostro settore, la sua musica sta attraversando una nuova fase, un periodo di grande fermento artistico, ci sono tanti progetti, c’è una nuova visione, un desiderio di ritornare a queste radici non solo per rivivere una tradizione musicale da rispettare per il suo valore artistico e per il significato sociale che ha ed ha avuto, ma anche per partire da questo punto per creare altro, per dare valore alla terra in cui viviamo per internazionalizzarla, così come ha fatto mio padre, che è sempre stato un innovatore in tutto ed è stato colui che con la sua famosa più canzone, Romagna mia, ha reso popolare la Romagna nel mondo”.
Sei ancora tra noi: Buon Compleanno, Maestro!